GLI ULTIMI ARRIVATI…

MARINA LENTI

Dal 2009, curiosità e approfondimenti sul mondo di Harry Potter e sul genere Fantastico

HARRY POTTER E IL GIORNALISMO

La saga di Harry Potter mette in una luce negativa la professione giornalistica.
Questo il risultato di uno studio condotto da Jessica Winey, ricercatrice dell’università di Clear Lake e da Tina Libhart e Amanda Sturgill, del dipartimento di giornalismo dell’università di Baylor.
Lo studio ha esaminato come viene dipinta la professione giornalistica attraverso i primi sei libri di J.K. Rowling e il suo impatto sui bambini, partendo dall’ormai assodato presupposto che la letteratura infantile è, per i piccoli lettori:

– un fondamentale veicolo di conoscenza e di sviluppo di empatia verso i personaggi incontrati (con importanti riflessi sul comportamento sociale a scuola);
– una prima fonte di apprendimento dell’esistenza di occupazioni diverse da quelle dei genitori. 
 
 

Le ricercatrici hanno così estrapolato dai romanzi potteriani tutte le frasi relative ai media, organizzandole successivamente in tre gruppi:

– controllo giornalistico da parte del governo;
– giornalismo fuorviante;
– mezzi non ortodossi usati per ottenere informazioni.
 
Senza andare a rievocare frasi specifiche, il non felice ritratto della stampa risulta in effetti palese, senza sforzo alcuno, a qualunque lettore potteriano: basta semplicemente ripensare all’inesistente deontologia di Rita Skeeter, o alle panzane del Cavillo, o alla manipolazione informativa della Gazzetta del Profeta.
Tuttavia, seppure in misura indubbiamente minore, è giusto ricordare che nel modo magico trova spazio anche il giornalismo serio di testate come Trasfigurazione Oggi, Incantesimi Ispirati e Il Pozionista Pratico, sulle quali hanno pubblicato spesso anche Albus Silente e altri dotti, fornendo impagabili contributi alla conoscenza magica.
Volendo dunque spingere l’analisi un po’ più a fondo, sembra quasi che la Rowling abbia voluto tracciare una linea di demarcazione fra le testate gossipare e di informazione generica, e quelle accademiche.
Messa in questi termini allora, la faccenda non appare così straordinaria come le ricercatrici la dipingono, e tantomeno così scandalosa. Perché i giornali magici, così come mille altre sfaccettature di quel mondo, non sono che il riflesso del mondo babbano. Dove è noto a chiunque che le testate di gossip vivano sulle paparazzate (e a tal proposito è perfino ridicolo discutere di deontologia), così come è altrettanto noto che tutti i maggiori quotidiani abbiano precisi orientamenti politici in grado di influenzare la lettura dei fatti e perciò la prospettiva secondo cui vengono scritti gli articoli.
Una situazione sotto gli occhi di tutti che, ogni giorno di più, spinge i lettori ad abbandonare le grandi firme del giornalismo per rivolgersi piuttosto alla più imparziale Rete. O addirittura a diventare essi stessi fonte di prima mano, non mediata, su argomenti in merito ai quali si sentono competenti.
 
Piuttosto che muovere una critica ai romanzi, allora, le studiose di giornalismo sopraccitate dovrebbero semmai puntare il dito del ‘j’accuse’ verso la propria categoria, domandandosi come mai la situazione sia precipitata così in basso e cercando di capire che i romanzi della Rowling sono un semplice, automatico riflesso della crisi giornalistica in atto.
E se qualcuno fosse tentato di avanzare l’ipotesi di malafede da parte della scrittrice – che potrebbe aver usato la Skeeter come strumento di vendetta verso quei giornalisti che andarono a scavare nel suo passato in Portogallo, portando in luce in non felice matrimonio e la precipitosa fuga in Scozia – va ricordato che la Rowling stessa ha escluso tale intento, dichiarando che Rita era un personaggio che si proponeva di utilizzare già nella Pietra Filosofale, quando ancora la sua fama non era esplosa ai quattro angoli del mondo.
Riporto in proposito un breve passo chiarificatore che ho scritto nell’Incantesimo Harry Potter:

“Il suo primo incontro con Harry era stato pianificato quando questi giunge per la prima volta al Paiolo Magico. Ma poi l’episodio era stato accantonato perché Rita, allora chiamata Bridget, teneva Harry ‘in ostaggio’ con le sue domande per troppo tempo, mentre la scrittrice sentiva la necessità di farlo muovere più in fretta.
Fu allora che risolse di rinviare l’incontro al momento in cui per il ragazzo la celebrità non avesse più rappresentato una piacevole novità, bensì un peso ormai molto gravoso”. [pag. 135]

Personalmente, accolgo quindi il risultato di questa ricerca universitaria come un eclatante esempio di biblica pagliuzza che si confronta con l’altrettanto biblica trave…